Una comunicazione efficace passa per la possibilità, cioè, di dire ai nostri collaboratori/partner tutto quello che pensiamo di loro (da un punto di vista lavorativo) lasciando inalterata, anzi migliorando ulteriormente, l’unità e la produttività del gruppo. Questo si chiama “Alleanza del gruppo”.
Questo aspetto diventa ancora più importante se con i nostri collaboratori/partner abbiamo legami di parentela. “Il non detto” rimane dentro di noi come una specie di bomba ad orologeria che prima o poi in qualche modo esploderà.
Facciamo un piccolo esercizio per scoprire insieme come comunichi. Ti serve carta e penna e qualche minuto di tranquillità.
Prendi un foglio e disegnaci una tabella a 2 colonne ed un numero di righe pari al numero dei tuoi collaboratori. Cominciamo dalle righe, riportando nell’intestazione “i miei collaboratori” e nelle righe successive il nome di ciascuno di essi. Proseguiamo con le colonne: l’intestazione della prima è “cosa penso”, della seconda “cosa dico”.
Terminata la preparazione della tabella, soffermati a pensare ad ogni singolo collaboratore da un punto di vista lavorativo. Scrivi, allora, nella colonna “cosa penso” tutto quello che pensi di lui/lei dal punto di vista lavorativo. Poi passa alla colonna “cosa dico”, scrivendo quello che di fatto comunichi verbalmente al tuo collaboratore.
Veniamo alla conclusione: verifica quante delle cose che pensi riesci a dire e se le cose che pensi coincidono con quelle che dici.
Se c’è mediamente sproporzione tra le due colonne, una è troppo piena e l’altra troppo vuota, o se le cose pensate non coincidono con quelle dette, hai necessità di rivedere il tuo modo di comunicare.
Dire tutto quello che pensiamo naturalmente non vuol dire dirlo come ci pare. Un proverbio dice “con il modo giusto si può dire tutto, con il modo sbagliato non si può dire nulla”. Parleremo successivamente del “modo giusto” con cui comunicare.