Il futuro a breve termine non riserva ai farmacisti solo le conseguenze traumatiche della pandemia, che interessano tutto il settore del retail; è tuttora in corso la riconfigurazione degli assetti proprietari.
Può sembrare un bradisisma, dimenticato dai farmacisti che hanno vissuto due anni in prima linea senza un attimo di pace; ma presto o tardi ci sarà l’accelerazione e il fenomeno delle catene modificherà radicalmente l’assetto concorrenziale del canale.
La farmacia fronteggia quindi un cosiddetto “punto di flesso strategico”, per il quale servono certamente strumenti e strategie innovativi. Ma per guardare con fiducia al domani i farmacisti devono anche imparare a “riscoprire l’acqua calda”, ossia i concetti basilari della programmazione e del controllo di gestione (analisi dei costi e del punto di pareggio), senza i quali non è possibile fare investimenti.
Per potenziare le attività di servizio (telemedicina, ADI, prevenzione e autodiagnosi) la farmacia deve investire in digitalizzazione, innovazione tecnologica e rinnovamento delle strutture. Ma non ha alcun senso programmare gli investimenti solo sulla base degli incentivi fiscali o delle risorse del PNRR: una spesa senza un progetto e una prospettiva di soddisfacente rendimento non è un investimento, ma solo e soltanto uno spreco, anche se si consuma a spese dello stato.
Una corretta analisi del potenziale economico di ciascun servizio consente al farmacista di scegliere un posizionamento corretto e di proporre al pubblico prezzi che non solo coprano tutti i costi, diretti ed indiretti, ma garantiscano anche un indispensabile margine di utile.
Presentando l’analisi di alcuni casi concreti si è dimostrato che un buon progetto può produrre flussi positivi molto allettanti, mentre gli errori di impostazione conducono inevitabilmente a generare perdite.
La decisione di introdurre un nuovo servizio va presa dopo avere stimato il potenziale delle prestazioni erogabili, analizzato tutti i costi diretti (personale sanitario, refertazione, materiali consumo, smaltimento, etc.) e indiretti, la durata del ciclo delle attrezzature, le forme di finanziamento e relativi oneri.
La farmacia fronteggia quindi un cosiddetto “punto di flesso strategico”, per il quale servono certamente strumenti e strategie innovativi. Ma per guardare con fiducia al domani i farmacisti devono anche imparare a “riscoprire l’acqua calda”, ossia i concetti basilari della programmazione e del controllo di gestione (analisi dei costi e del punto di pareggio), senza i quali non è possibile fare investimenti.
Per potenziare le attività di servizio (telemedicina, ADI, prevenzione e autodiagnosi) la farmacia deve investire in digitalizzazione, innovazione tecnologica e rinnovamento delle strutture. Ma non ha alcun senso programmare gli investimenti solo sulla base degli incentivi fiscali o delle risorse del PNRR: una spesa senza un progetto e una prospettiva di soddisfacente rendimento non è un investimento, ma solo e soltanto uno spreco, anche se si consuma a spese dello stato.
Un fattore chiave resta, come sempre, il valore del fattore lavoro, ossia il costo del tempo/farmacista, vera chiave di volta dell’efficienza gestionale.
E’ forse solo l’acqua calda, ma per i farmacisti si tratta di concetti quasi sconosciuti, da riscoprire.